duevite

Vecchio e nuovo pessimismo

L’ode del vento dell’0vest – del poeta Shelley si chiude con la frase . “Se l’inverno viene, la primavera non può oessere lontana”. Una dichiarazione di ottimismsicuro e dierei incondizionato, che non nasconde i pericoli e le tempeste dell’avvenire, ma alimenta la speranza di superarli.
Purtroppo oggi, in questi ultimi anni dominati da una pesante crisi e da incertezza le forme tradizionali dell’ottimismo sembrano cedere al più sconcertante pessimismo.
La concezione del mondo (e della vita), sino a qualche decennio fa era improntato ad un progresso inevitabile, all’ottimismo che la società del III millennio dovesse condurre alla felicità; tutto è stato travolto
Dagli eventi storici, che hanno apportato violente, miserie, distruzioni, ed una crisi economica-finanziaria (ma anche morale) senza precedenti.
Il benessere stesso non viene diffuso “a piene mani”, non è un dono, richiede sforzo e fatica ed interessa poche zone del genere umano, poche zone geografiche, pochissimi gruppi di persone.
Non può che creare pessimismo lo spettacolo della vita odierna, con l’accrescersi della delinquenza, dei suicidi, dei conflitti ideologici, degli egoismi. L’intesa dei popoli tanto sognata ed agognata naufraga di fronte a particolarismi, divisioni, caste e lobby di ogni genere e tipo.
Un pessimismo anche di comodo, sostenuto da certe frange della società, che giudica con facilità il mondo umano, sulla scorta dei fatti di cronaca, dell’incertezza, dei conflitti politici e religiosi, delle difficoltà economiche e dell’immoralismo (specie politico) imperante.
Più comodo è rinunciare, smettere di lottare, smettere di difendere i valori della società, della vita, a che pro se tutto va male? Meglio occuparsi solo dei propri interessi egoistici e vivere “giorno per giorno”, ricercando il massimo piacere, il massimo profitto anche a scapito degli altri.
Un vicolo cieco? SI se l’uomo smette di combattere per una vita migliore, per l’avvenire.
Da quando l’uomo è venuto al mondo (da Adamo in poi per intederci), ha ingaggiato una dura lotta per la speranza, per il coraggio, per l’integrità fisica e mentale, per difendere il proprio lavoro, la famiglia, la comunità sociale e politica alla quale appartiene.
Si è lottato e si DEVE LOTTARE contro il sopruso, la violenza, l’invidia, la gelosia, per acquistare un minimo di pace, serenità, sicurezza e per godere delle cose belle che si preferiscono.
Proprio questa crisi profonda dell’ultimo triennio ha dimostrato che la lotta per la vita non deve conoscere tregue o peggio ancora abbandoni, percheè ciò che si è conquistato si può perdere da un momento all’altro.
La speranza diventa la forza maggiore, l’elemento essenziale per riuscire a “risalire la china”, perché la meta
Finale è e rimane una possibilità per un avvenire migliore (magari diverso da quello passato) ma migliore del presente.
Ricordiamocelo sempre, ricordiamolo ai nostri figli, alle persone care, agli amici, alla società intera, che la RINUNCIA porta solo alla distruzione di sé (basti pensare ai suicidi ed alluso della droga imperanti).
Nelle piccole e grandi cose che possiamo fare sta l’uomo forte, l’uomo coraggioso che non si limita solo a vedere il pericolo o la difficoltà, ma conta sulla sua forza per combatterli e vincerli possibilmente, sperando di avere la meglio.
Sorridere alla vita può servire, aiutarci affinché la vita sorrida a noi, e non bisogna cadere schiavi dei mali, non bisogna subirli.
Alcuni scienziati che si occupano di genetica stanno lavorando affinché con la manipolazione dei geni, cioè la trasmissione dei caratteri ereditari, si possa arrivare ad una trasformazione del genere umano eliminando (o attenuando) le eredità organiche o mentali negative, e rafforzando le altre. Lascio ad ognuno di voi tutte le considerazioni etiche e morali in proposito, ma l’idea di lavorare ad una razza che tenda ad essere migliore, più forte, intelligente, priva ( o quasi) di debolezze e difetti non mi dispiace.
Una utopia del mondo scientifico? Forse ache perché si scontra violentemente contro il senso di dignità umana e del rispetto che tutti le dobbiamo.
Le condanni piuù forti sono ovvimanete venute dalle comunità religiose (specie negli Stati Uniti), tra le tante considerazioni, non ultima quella che si usurperebbe la funzione creativa di Dio. Oltre tutto ogni £esperimento” genetico ha una dose di rischio non sempre calcolabile, dovuta alla diversità dei soggetti umani e all’incertezza dei procedimenti scientifici, con i relativi effetti collaterali imprevedibili.
Mi pare comunque un argomenti interessante per riflettere e per rimane “vigili” sui pericoli del pessimismo vecchio e nuovo che ci accompagna.
(postato con l’ausilio del web, di diversi articoli e dell’interessante libro “La saggezza della vita” di N.Abbagnano –Edito da Bompiani).

Lascia un commento